Non so dei vostri buoni propositi perchè non mi riguardano esiste una sconfitta pari al venire corroso che non ho scelto io ma è dell'epoca in cui vivo la morte è insopportabile per chi non riesce a vivere
la morte è insopportabile per chi non deve vivere
Lode a Mishima e a Majakovskij
tu devi scomparire anche se non ne hai voglia e puoi contare solo su te


Anobii

giovedì 15 ottobre 2009

BELLEZZA

Noi sereni e semplici o cupi ed acidi,
noi puri e candidi o un po' colpevoli
per voglie che ardono:

noi cerchiamo la bellezza ovunque.

E noi compresi e amabili o offesi e succubi
di demoni e lupi, noi forti ed abili
o spenti all'angolo:

Noi cerchiamo la bellezza ovunque.
E passiamo spesso il tempo così,
senza utilità (quella che piace a voi)
senza utilità (perché non serve a noi)

Overflash




Guardami trafitto da una daga,
c'è la messa in scena di una danza macabra.
"Doppia lama" come "doppia sfiga"
Una per il vezzo... l'altra: dritti all'aldilà. L'aldilà.

Dicono che in vita sia su e giù,
così ci pensi ad una qualche mobilità.
Ma da una certa data la mia vita si è coricata senza fiato
e non si muove più.

Overflash delibera: viaggiare per non tornare mai più
Overflash compita: viaggiare per non tornare mai più
Voglio una figa blu

Dammi la tua mano, ora! Non ti preoccupare ancora
svagati col flash, e no, no, non mi rinnegare qui
Over non mi uccide ora non ti preoccupare ancora
svagati col flash, e no, no, non fuggire via di qui

Overflash recita: viaggiare per non tornare mai più
Overflash sillaba: viaggiare per non tornare mai più
Overflash giudica: viaggiare per non tornare mai più
Overflash vomita: viaggiare per non tornare mai più

Eri me, sono te
sarai me, come te...
come me

LES PETITES MADELEINES


na sera d’inverno, appena rincasato, mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere, contro la mia abitudine, un po’ di tè. Dapprima rifiutai, poi, non so perché, mutai parere. Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti, chiamati maddalene, che sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto della maddalena. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicessitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale. Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta ? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della maddalena. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove veniva ? Che senso aveva ? Dove fermarla ? Bevo una seconda sorsata, non ci trovo più nulla della prima, una terza che mi porta ancor meno della seconda. E tempo di smettere, la virtù della bevanda sembra diminuire. E’ chiaro che la verità che cerco non è in essa, ma in me. E’ stata lei a risvegliarla, ma non la conosce, e non può far altro che ripetere indefinitivamente, con la forza sempre crescente, quella medesima testimonianza che non so interpretare e che vorrei almeno essere in grado di richiederle e ritrovare intatta, a mia disposizione ( e proprio ora ), per uno schiarimento decisivo. Depongo la tazza e mi volgo al mio spirito. Tocca a lui trovare la verità…retrocedo mentalmente all’istante in cui ho preso la prima cucchiaiata di tè. Ritrovo il medesimo stato, senza alcuna nuova chiarezza. Chiedo al mio spirito uno sforzo di più…ma mi accorgo della fatica del mio spirito che non riesce; allora lo obbligo a prendersi quella distrazione che gli rifiutavo, a pensare ad altro, a rimettersi in forze prima di un supremo tentativo. Poi, per la seconda volta, fatto il vuoto davanti a lui, gli rimetto innanzi il sapore ancora recente di quella prima sorsata e sento in me il trasalimento di qualcosa che si sposta, che vorrebbe salire, che si è disormeggiato da una grande profondità; non so cosa sia, ma sale, lentamente; avverto la resistenza e odo il rumore degli spazi percorsi…All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto di maddalena che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio…."
(Marcel Proust, Dalla parte di Swann)

BLU

aspetta chi è aspettato
che sia compiuta l'attesa di chi attende
non sono strutturato in modo di poter reggere per molto tempo ancora
sotto la calma apparente
un assordante frastuono
dissonanze chiassose e confuse
armonie affannate sconnesse
leggere increspature agli orli
ho dato al mio dolore la forma di parole abusate
che mi prometto di non pronunciare mai più
alimentare catena implacabile
pause tranquille atte alla digestione
intransigenze mute
rabbiose devozioni
ho dato al mio dolore la forma di parole abusate
che mi prometto di non pronunciare mai più
ho dato al mio dolore la forma di abusate parole
lasciando perdere attese e ritorni
ho aperto gli occhi dall'orlo increspato
ho visto l'alba blu